Ali di specchio
Nel mio volo di labbra
Bacio il silenzio.
Riyueren
Non è lieve il mio passo,
ma le orme leggere che vedo,
solo mie, a segnare il sentiero,
mi guidano al Tempo e io danzo
quel che è stato e quel che rimane.
Nell'inizio cammina la fine:
non c'è meta, è un eterno ritorno.
Ora gli occhi si aprono al viaggio
ma è il mio cuore a filtrarne la luce.
Riyueren
La fotografia stabilisce sempre un legame: che sia con cose o persone, non c'è differenza, tutto è ugualmente importante, tutto è degno di rispetto; è comunque un gioco di sguardi, non un "gioco" come si potrebbe intendere comunemente, forse assomiglia di più ad una danza sacra in cui ci si riconosce a vicenda, un "passo" dopo l'altro.
La fotografia è una danza di specchi, al di qua e al di là di un obiettivo non è che un riflesso reciproco, un ri-conoscersi nelle nostre comuni origini.
Sempre più spesso scelgo il B/N, me ne accorgo ma non posso farci nulla, anche se amo moltissimo i colori: con il B/N non si "toglie" assolutamente, si riporta tutto all'origine, al legame della luce con l'ombra. I colori non svaniscono, restano dentro: al di qua e al di là dell'obiettivo, come sempre.
Anche se scatto esclusivamente "in manuale", anche se utilizzo (in maniera completamente autonoma rispetto agli automatismi di cui è dotato) un software per le elaborazioni per poter "passare" dal colore al B/N, non sono io che "comando": è sempre stata l'immagine a dirmi cosa vuole, a fermarmi, addirittura, quando ritiene che non debba proseguire.
Così come è l'immagine che solitamente mi "chiama" quando sono voltata da tutt'altra parte, cosa insolita per una persona ipoacusica come me...che ci sia un genere di suoni che riesco a sentire meglio, ora che certi altri non li sento più ?
La fatica, se mai c'è stata, è stata prima, molto prima e per lungo tempo, molto oltre la metà della mia vita, credo: dolore, più che fatica; dolore e solitudine, soprattutto interiori.
Tutto questo desiderio di libertà, sentendomi rinchiusa in gabbie, non solo altrui, anche e soprattutto mie personali...per arrivare a scoprire che lo sportello della gabbia era aperto...lo era sempre stato...mentre io per prima ero intenta a costruire nuove sbarre più solide, adornandole talvolta di una bella vernice dorata o facendoci intrecciare sopra tralci di rose rampicanti (aggiungendo quindi io stessa pure le spine).
Ora molte cose sono mutate, altre stanno cambiando, dentro e fuori di me: mi sono allenata al volo quando non avevo le ali,quando pensavo che mai le avrei potute avere, quando le avevo ferite e ridotte con poche piume.
Immaginate una corda (che molto ha a che fare col cuore) sottile ma tenace che lega quelle due "me" di fronte allo specchio: erano i due frammenti più grandi, gli ultimi.
Ora si sono ricomposti: e pare proprio che volerò sul serio. Io, tutta intera.
Starò via per per una settimana, a novembre: una mia foto scattata al Suq di Genova quest'anno ha vinto il concorso. Non ho mai volato e nemmeno ho il passaporto...Milady ed io soltanto, chissà che combineremo....una settimana a Capo Verde, ai piedi di un vulcano sull'isola di Fogo per l' inaugurazione di un asilo per trenta bambini...certo i sorrisi non mancheranno, nelle mie foto.
E mi piace immensamente pensare che questo concorso è stato indetto anche in ricordo di una meravigliosa cantante capoverdiana di fama mondiale scomparsa recentemente, Cesaria Evora, di cui inserisco un brano splendido trovato su You Tube, "Sodade" (voi sapete quanto mi piace cantare...non è una bella "casualità"?
E mi piace immensamente pensare che questo concorso è stato indetto anche in ricordo di una meravigliosa cantante capoverdiana di fama mondiale scomparsa recentemente, Cesaria Evora, di cui inserisco un brano splendido trovato su You Tube, "Sodade" (voi sapete quanto mi piace cantare...non è una bella "casualità"?
Colgo l'occasione per ringraziare gli ideatori del concorso (clikkate per il link) Suq Genova, l'Albero dei sorrisi onlus e la redazione genovese di Repubblica ed i membri della giuria (cito dall'articolo on line) "composta dai fotografi Fabio Bussalino e Andrea Leoni, e da Bruno Persano de La Repubblica; da Franca Speranza per lungo tempo a capo di un'agenzia fotografica di Milano: da Marco Camia, responsabile dell'Albero dei sorrisi onlus e da Carla Peirolero "anima" del Suq."
Complimenti! Per il blog, le fotografie, le parole che le accompagnano.
RispondiEliminaBuona domenica
ma quanto sono belle queste foto?!? creano un'atmosfera magica....
RispondiEliminaMamma come sono contento! Spero ci racconterai, o fotograferai, insomma facci partecipi. Belle le foto pubblicate. Non mettere la lanterna sotto il moggio! Non sprecare i talenti!
RispondiEliminaGrazie a tutti voi, amici!se alcune cose in me sono migliorate e di conseguenza anche la mia vita (o almeno il mio modo di viverla)il merito è dell'incoraggiamento e dell'amicizia che avete sempre dimostrato nei miei confronti.Certo che vi farò il resoconto, Paolo..foto & parole, come sempre ^__^
RispondiEliminaSusanna mi hai commosso, volevo parlare anzi riparlare di te con calma ma sento che il tempo scivola via troppo in fretta. Ho deciso di segnalare il tuo post da me ma in verità tutto ciò che hai scritto da Innerland in poi dovrebbe essere riletto con attenzione. Se ci sono in rete blogger che la nobilitano tu sei fra di essi.SENZA ALCUN DUBBIO!
RispondiEliminaEnzo, tu con me sei sempre la generosità in persona, non so cosa dire.Se sopravvivo al viaggio a Capo Verde prometto che vengo a trovarti in Sicilia ( a quel punto che vuoi che sia come viaggio aereo? ;).Non mi sembra ancora vero, eppure...
EliminaVedere le proprie gabbie vuol dire esserne fuori; tutto è un eterno ritorno, è ricomporre il cerchio, ma è anche dargli Luce, portare la Luce che alla fine è cominciare ad Amare se stessi e dare voce e spazio alla propria Essenza. Tu parlavi di ornare le gabbie di rose ed io qui stavo pensando di dipingere un tralcio di rose sul muro di casa mia: che strana coincidenza! Un abbraccio Fulvia
RispondiEliminaCara Fulvia, in effetti hai ragione: sicuramente è peggio quando siamo in gabbia e non ci accorgiamo di esserci.Prima per me era così...nascosta da tralci di rose che cercavo di accarezzare..e mi sono ferita...poi ho visto la gabbia per bene ( e non era una soltanto, mi sembrava di essere in quelle bamboline russe...passavo da una gabbia all'altra), ci ho girato dentro, ci ho dato persino qualche zuccata, mi sono anche fatta male...vedevo il cielo e la libertà oltre quelle sbarre, ma non capivo dov'era la porta..credo di poter dire finalmente che davvero era aperta e lo era sempre stata...la porta del cuore.
EliminaHo imparato a volermi bene... ed è una cosa che auguro davvero a tutti: io ci ho messo un po' tanto tempo...vi auguro di mettercene meno.