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martedì 26 marzo 2013

Beethoven - Gli ascolti (link n°3) a cura di Giovanni

Giovanni mi ha fatto notare che oggi è il 186° anniversario della morte di Beethoven e mi ha suggerito di ricordare questo grande compositore inserendo un altro link di ascolto.





Subito prima delle citate ultime tre Sonate (opp.109, 110 e 111), Beethoven compone l’equivalente pianistico della Sinfonia n.9. La Sonata op.106 in Si bemolle maggiore, chiamata Grosse Sonate für das Hammerklavier, è monumentale sin dalla struttura: quattro tempi per una durata complessiva che tocca i tre quarti d’ora, chiusi da una gigantesca fuga a 4 voci che ancora oggi rappresenta l’incubo di molti virtuosi eccelsi. Lo stesso Beethoven, con maliziosa consapevolezza, la presentò al suo editore con le seguenti parole: «Ecco una Sonata che darà del filo da torcere ai pianisti per i prossimi cinquant’anni», a dir poco profetiche. Effettivamente, per molti anni dopo la morte di Beethoven questa Sonata rimase un libro chiuso coi sette sigilli per tutti i pianisti. Bisognerà aspettare la nascita del recital con Liszt e poi la verve accademica di un von Bülow per poter far finalmente entrare anche questa Sonata nel pantheon del repertorio pianistico d’autore.
Il pianista tedesco Wilhelm Backhaus è stato probabilmente il primo concertista nel senso moderno del termine. Si esibì in pubblico a nove anni d’età e non smise più sino a sette giorni prima di morire, quando fu colto da un lieve malore durante un concerto in Carinzia e dovette interrompere il brano (una Sonata di Beethoven, guarda caso) che chiudeva il programma, non prima però di aver concesso al pubblico tre piccoli bis (tra cui due pezzi di Schumann simbolicamente intitolati La sera Perché?). In Australia nel 1925 eseguì 175 differenti composizioni in 57 concerti pubblici; quattro anni prima a Buenos Aires si esibì diciassette volte in meno di tre settimane; addirittura, si faceva trasportare da una località all’altra dell’America Latina dai mitici aeroplani postali che sorvolavano il terribile Aconcagua. Fu anche un pioniere del disco: sue la prima registrazione di un concerto per pianoforte e orchestra (quello di Grieg, 1909) e degli studi di Chopin completi (1928). Nel secondo dopoguerra effettuò una rigorosa selezione del repertorio, eliminando alcuni pezzi virtuosistici (Liszt, Rachmaninov) e concentrandosi sui classici e romantici austro-tedeschi: centrale rimase sempre l’integrale delle Sonate e dei Concerti di Beethoven.

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