al centro nella foto
- Ustad Nadeem Khan - sitar (compositore e musicista, insignito del titolo onorifico di Ustad "maestro" dello strumento simbolo della tradizione musicale indiana, il sitar) a sinistra
- Rashmi V. Bhatt - tabla (grande percussionista della tradizione dell'India del Nord) a destra
- Pandit Shyam Sunder Aggarwal - bamsuri (insignito del piu' alto titolo onorifico di Pandit, "della grande conoscenza", il maestro Sunder Aggarwal, musicista cieco, e' uno dei piu' grandi virtuosi indiani del flauto bamsuri)
Voglio provare a de-scrivere la Musica, cioè l’Anima che sta all’interno della nostra anima e in quella di ogni cosa.
Perché tutto è danza, tutto è ritmo, dentro e fuori di noi.
E così voglio portarvi con me, come sempre faccio quando trovo sulla mia strada la Bellezza e la Meraviglia: difficile scrivere di musica, specialmente se il concerto riguarda la musica classica indiana, temi classici e improvvisazioni.
...la scena è adorna … di semplicità e accogliente bellezza. I colori sono caldi. Sul fondo, un tappeto in verticale: la luce sembra provenire da lì, come da un sole.
Il sitar è appoggiato sui tappeti: gli strumenti attendono i suonatori.
Avverto un sottile profumo d’incenso, non so se è un profumo reale, ma non mi pongo domande: assaporo.
Arrivano i musicisti (i nomi li avete all’inizio del post, qui scelgo di chiamarli in modo diverso, universale, se mi permettete questa specie di “licenza”).
Il suonatore di flauto bamsuri entra accompagnato dal suonatore di sitar. Guidato, perché è un musicista non vedente.
Non posso non notare la bellezza del suo aspetto, del suo modo di muoversi, del suo volto, del suo modo di guardare: l’ho vista spesso nei non vedenti, e sempre, quando erano anche musicisti.
Credo, anzi, ne sono sicura, che un musicista cieco veda cose che noi “vedenti” non riusciamo neppure ad immaginare. Penso sia in grado di vedere la Musica nella sua forma più sublime, cioè nel suo aspetto di Luce … che forse i nostri occhi non riuscirebbero a sopportare.
Le sue parole, rivolte a tutti noi, con una voce limpida e chiara, sono di pace: il suonatore di tabla le traduce in italiano. “Raga” significa “sentimento”, “amore”.
E così è questo che ci viene offerto mentre ascoltiamo. La musica è un dono: la musica classica indiana è un dono di amore e di serenità.
Accadono cose bellissime. L’intesa fra i musicisti crea qualcosa di veramente magico: le note, i suoni, diventano realtà, sì, sono tangibili, arrivano a toccarti non solo spiritualmente, non solo internamente.
Non so se sia possibile paragonare un suono ad una mano che ti accarezza, ma questo è quello che ho provato sulla pelle.
Un po’ scattavo fotografie, un po’ chiudevo gli occhi e mi lasciavo toccare dalla musica.
Una musica sempre ampia e lenta, all’inizio, come un fiume calmo.
Poi intensa, veloce, vorticosa, pulsante: è il cuore delle tabla
Il suono del flauto assomiglia ad un volo di farfalla, è colorato.
Alla fine del concerto i musicisti ci regalano una melodia popolare, un canto dedicato alla montagna.
Come posso descriverlo? È puro e leggero, parla di nuvole e ruscelli, parla solo attraverso i suoni, non ci sono parole, non c’è una voce umana, ma il flauto bamsuri … è la voce stessa della Musica.
Tornando a casa, sono molto più ricca di quando sono entrata in teatro. Ho dentro di me così tanto …
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