martedì 31 agosto 2010

Sul fiume Lemene

 Il Vero in me significa Silenzio,
ne è splendore quieto ogni respiro.
Come una vena, l'onda sul canale
scorre di cielo e l'erba la sostiene.
Poi sul tramonto il sangue di una stella
accende l'orizzonte della notte.
Riflessi e capovolti lungo il fiume
anche i miei occhi vanno verso il mare.
Io viaggio, muta, al centro dei colori.

Riyueren 
Tramonto in Praglia

Stanotte voglio raccontarvi un sogno.
Una storia, anzi, meglio, un sogno, vero. Mai sentito di un sogno che “ti apre gli occhi”, ma è andata proprio così.

… era la seconda notte che dormivo a Portogruaro …

… sarà stata la magia del fiume che scorre di fianco all’albergo … il Lèmene è di una pace e serenità assolute … non è esatto dire che scorre … forse è meglio il verbo “abbracciare” … o magari anche “accarezzare” … devo dire che sin dal nostro arrivo anche i miei occhi abbracciavano e accarezzavano non solo il fiume, ma ogni cosa su cui io li posavo.

Forse il mio sogno ha avuto origine da questo … chissà …

“ C’è una casa.
Non l’ho mai vista ma so che mi appartiene: è mia da sempre. Eppure non ci sono mai stata.

Vado a vederla.

Devo salire, non è in piano: dei vialetti – giardini mi guidano all’ingresso.

Sembra antica ... ma non vecchia.

Una pianta di kiwi, pesante di frutti, è cresciuta sino all’altezza della finestra della cucina, dei rami entrano dentro, persino.


Come so che quella è la cucina e che la casa è mia?

Perché ci abito. Ma come si può abitare da sempre in un posto e non saperlo? ... addirittura non averlo mai visto? ...eh...si può, si può ...


La porta d’ingresso è piccola e per entrare in casa bisogna salire una scaletta di legno, come quando da bambina andavo nel solaio dei nonni.

Ma la cucina è bella e spaziosa, foderata di legno lucido e chiaro.

Sembra di muoversi in un mondo incantato: ci sono piante rampicanti, barattoli di marmellata … scopro che sono tutte cose fatte da me ... erbe medicinali secche e fresche … ho raccolto anche quelle nel mio orto – giardino … me lo dicono alcune amiche che stanno lì e che non so da che parte sono arrivate, ma so che sono amiche mie.


Improvvisamente arrivano delle persone: sono degli agenti immobiliari, hanno molta fretta, dicono che io ho messo la casa in vendita.

Ma come? Se non sapevo nemmeno che fosse mia, la casa.

E poi a me piace, io non la vendo, me la tengo per me. Sarà anche vero che ci ho sempre abitato, ma è la prima volta che la vedo, quindi, cari signori, la vostra presenza non è più necessaria.

E poi, ecco arrivare un’altra persona, che io ben conosco.

“Dalla a me. La prendo io, la tua casa. Io la prendo, così poi te la regalo”.

Mi domando perché dovrei dar via la casa dove abito per poi farmela regalare … se è già mia …”

 A quel punto, era già l’alba, mi sono svegliata più serena anche del Lèmene e dell’erba che ci si specchia dentro.

Ovvio che questo sogno abbia un senso solo per me … ma non è mica detto … è per questo che l’ho scritto qui. Non si sa mai …
Toeletta

sabato 28 agosto 2010

Al Mizan

Luce


AL MIZAN *

"Quattro pareti e un tetto sotto al cielo.
Una porta robusta, le finestre.
Ma non è "casa" se non c'è il tuo cuore."


Riyueren

 *("ago della bilancia"-nome della stella Delta nella costellazione dell'Aquila. Viene anche detta DENEB OKAB = coda dell'aquila).

 Il Viaggio non è che un ritorno: non esistono luoghi sconosciuti, solo ricordi dimenticati subito al di sotto della linea di galleggiamento della nostra memoria.

Il Viaggio serve a farli riaffiorare. Sbocciano come inaspettate ninfee nel lago dell’anima.

Ed il ritorno, poi, non è che l’inizio di un altro viaggio.

Perché, una volta tornati fisicamente, l’anima spicca il volo.

Ad ogni Viaggio il tuo cielo si fa più ampio.

Ad ogni Ritorno i tuoi occhi vedono di più e meglio.

Una semplice stella sconosciuta può diventare l’ago della bilancia: il tuo cuore su di un piatto … una piuma nell’altro.

Miracoloso equilibrio di Luce.

La tua casa è dove sta il tuo cuore.

Quella casa di cui Gibran parla come del nostro “corpo più grande”.

Io porto il mio cuore ovunque vada quest’anima nomade dalle orme di lupo.

È così che la mia casa è il mondo.
 
Alba a Portogruaro

 
Viene un momento in cui le bolle di sapone scoppiano e le loro meraviglie si dissolvono, ma il tuo mondo non scoppia insieme a loro, non svanisce, né il mondo al di fuori, né quello interiore.

Perché, anche se può non sembrare, a volte il risveglio è più bello del sogno. 

Sono tornata. Il viaggio a Portogruaro è stato molto bello. Non parliamo poi di quello a San Martino di Lupari, sulle orme del bisnonno. E del ritorno, anche se solo per un giorno, a Venezia (in compagnia di Milady, il che significa: foto).Vi racconterò ( e illustrerò) tutto con calma...Un abbraccio.
 

domenica 15 agosto 2010

Piccola storia

 Armonia (poesia senza parole)


Nel mio quartiere ci sono tante case … e tante solitudini dentro al cemento.  Le abbraccia il verde degli alberi, però.

Anche la mia solitudine, quando si affaccia alla finestra, vede il sorriso dei fiori e dell’erba … e sorride a sua volta al vento che viene a portarle la carezza dell’orizzonte.

In una di queste case vive un uomo: è anziano, e vive da solo. Non ha più nessuno.

Lo vedi soltanto quando esce per fare la spesa: cammina piano piano ... con questo caldo, poi … ogni passo gli costa fatica.

A volte si ferma a fare due chiacchiere al bar … e sarà un’impressione, ma al ritorno cerca di camminare ancora più piano, e forse il sacchetto della spesa non c’entra … è difficile entrare in una casa dove non c’è più nessuno ad aspettarti.

Anche oggi, tornando dal supermercato, gira lentamente la chiave nella serratura, entra nell’ingresso buio … non accende neppure la luce: non vuole vedere il silenzio e l’assenza.

A testa bassa arriva in cucina, posa sul tavolo il sacchetto con la spesa.

Il suo sguardo coglie qualcosa d’insolito: un movimento, sui vetri della finestra.

Ma cos’è mai? L’uomo si avvicina e guarda … una cavalletta! C’è una cavalletta che passeggia su e giù lungo il vetro.

“Forse vuole uscire, non può stare qui prigioniera … anche lei”– pensa il vecchio. E spalanca subito la finestra per farla uscire. Macché, la cavalletta non vola via. Non ci pensa proprio. Fa sì un voletto, ma per posarsi sull’altro vetro.

L’uomo non vuole certo ucciderla: prova a farla salire su di un giornale. C’è quasi riuscito … quasi … la cavalletta si aggrappa alla tenda.

Con delicatezza, allora, l’anziano la fa scivolare sul suo fazzoletto e la posa fuori, nel poggiolo. E torna ad occuparsi del suo sacchetto con la spesa.

Però, tant’è … “Chissà se è volata via, povera bestiolina – e va a guardare.

C’è uno spazio tra il contatore del gas e la parete … che ragnatela grossa e spessa! E la cavalletta è lì, prigioniera. Più si muove e più ci rimane impigliata …

Allora lui la prende piano piano, liberandola da quei fili appiccicosi, la pulisce tutta per bene e poi la lancia in aria.

Ecco!La cavalletta è libera, finalmente! Vola!

Disegna una curva … torna indietro: ora ha una cavalletta sulla testa.

“Ma che sciocca che sei! Su, fila via”- borbotta l’uomo, ma ha gli occhi lucidi.

L’insetto sembra capire, spicca il volo.

Il giorno dopo, il vecchio esce e va a comprare il pane.

Al suo rientro la cavalletta è sul tavolo.

Stessa scena del giorno prima, ragnatela a parte, perché l’uomo l’ha tolta e ha pulito il poggiolo.

Quando chiude la finestra dopo averla vista volare via ... se la ritrova nel sacchetto della spesa.

“Ma non te n’eri andata?”

La cavalletta gli vola sulla testa.

E mentre lui dopopranzo si addormenta davanti alla tivù, gli va a fare il solletico passeggiandogli sui piedi.

“Non se ne vuole proprio andare –spiega lui a mio marito mentre bevono insieme un caffè al bar del quartiere, raccontandogli tutta la storia – Ogni volta che rientro lei è lì che mi aspetta, mi vola in testa o sulla camicia e me la porto in giro per casa … Chissà cosa mangiano, le cavallette. Bisogna che le procuri qualcosa” - e mostra a mio marito alcune foglie d'insalata.

Un uomo e una cavalletta. E un linguaggio universale, quello dell’amicizia … il più puro fra i legami d’amore.
Questa è una piccola storia, ma è vera. Io mi sono limitata a raccontarla.

Riyueren


 

venerdì 13 agosto 2010

Un passo di colore giallo



Giallo
Riyueren
 
Sulle pietre


 … e non è un primo passo … lo sembra, perché è questo che si vede: un’orma gialla … l’orma gialla di un fiore.

Quanti passi invisibili ci sono voluti prima di questo passo? Quante strade, quante pietre hanno fatto sanguinare i tuoi sogni?

Quanti sentieri erano senza sbocco ma all’inizio non sembrava? quante volte sei tornato indietro e quante altre volte non ti sei accorto che stavi passando per una via già inutilmente percorsa? senza contare le pietre aguzze e le buche nell'Ombra, quelle che quando piove e ci cadi dentro con l'anima te l'inzaccherano tutta di fango...

Quel fiore giallo è fatto di luce, per meglio farti vedere dove metti i piedi.

E non è voltato di spalle: semplicemente … indica da che parte è il Sole: è lì che dobbiamo volare.

...Sulle ali della nostra voce interiore.


 
Butterfly



Credevo fosse fragile, la voce
E non sapesse sostenermi il cuore:
Per questo l’ho dispersa sulle foglie
Lasciandola dissolvere dal vento.
Sempre però un profumo è ritornato
A raccontarmi voli di orizzonti.
Semplice e nuda sul sentiero, ora,
mi viene incontro, ritorna sulla bocca
preziosa di silenzi e di memorie ricca.
Questa mia voce, che senza suoni canta
E che mi addensa i sogni sul respiro …

lunedì 9 agosto 2010

Meridiana del Silenzio (lettera commento agli amici) -da Innerland

 Geometrie di un'onda

 
Carissimi …Piccolastellina,Enzo,Max,Charly,ioEilidh,Nowhere,Luisa, Neityri … permettetemi per una volta di rispondere a tutti quanti insieme. E di farlo così, qui, non nel box dei commenti.

Mi sono resa conto che il mio ultimo post ha colpito in qualche modo e per diversi aspetti ciascuno di voi. Qualcuno si è addirittura preoccupato per me, qualcuno ne ha ricavato inquietudine. Ad altri ancora ha ricordato momenti dolorosi della loro vita.

Devo chiedervi scusa: io spesso, anzi, quasi sempre, dimentico che non sono l'unica a leggere quello che scrivo qui.
Su questa mia terra, che qualcuno di voi ha la bontà di chiamare "giardino", io scrivo da quasi tre anni. La realtà di cui parlo è la mia realtà, ho sempre detto che Innerland è un viaggio al mio interno ... logico che sia anche un viaggio all'interno della mia vita reale...non saprei inventare nulla, non so muovermi al di fuori di quella che è la mia vita ... e con "vita" intendo riferirmi sia a quella interiore sia a quella esteriore.

Non c’è mai stato nulla di virtuale, qui.


Diciamo che la mia vita interiore e quella esteriore molte volte si sono intrecciate e altrettante volte sono andate una contro l’altra. E allora qui c’erano le tag “notturno”, c’erano i silenzi, i ripensamenti … mentre al di fuori di qui c’erano dolori d’anima insopportabili.

Io sono “aria ed essenza”, non delimitabile, come scrive EnzoRasi.

Avevo provato a delimitarla, questa mia essenza, e ancora prima di creare per me Innerland.

Purtroppo il vento non si può imbrigliare, figuriamoci un’anima come la mia … fatta di acqua, oltre che di vento.
Il mio ultimo post nasce da questo, da questa presa di coscienza e di posizione.

Certo, quando ci si libera da tagliole mentali ma soprattutto emotive, l’anima ne soffre, il dolore diventa quasi un dolore fisico e bisogna sopportare la vista del proprio sangue, anche se è uno scorrere metaforico.

Su Innerland molte cose sono successe, in tre anni. Non credo che molte siastate comprese … non fino in fondo … e mi riferisco a me in prima persona … sono io che non volevo capire. Ma, come ho scritto in un commento alla mia amica Alessandra, non bisogna mai accettare caramelle dagli sconosciuti ( e neppure dagli amici, a volte): il ripieno è spesso amaro. Ale, consideriamole alla stregua di medicine: le abbiamo “buttate giù”, facevano alquanto schifo, ma in fondo ci hanno fatto bene … l’esperienza fortifica il cuore.

Naturalmente il blog continuerà, lo chiuderò solo per le vacanze e cioè dalla prossima settimana: sono solo otto giorni, poi torno ... e con Milady sicuramente piena di foto.

Chiudo questo commento-post regalandovi alcune immagini.

Vorrei servissero a rassicurare un po’ tutti.

Ho trovato ieri nei boschi delle modelle stupende, che hanno posato per me con grazia e anche tanta pazienza.

Sono bellissime.

 
Butterfly





 
Butterfly Flowers



 
Butterfly

 
Ce n’è anche una con un’ala bucata … ci si vedono i fiori, attraverso.

Come potete vedere, anche una farfalla, per quanto fragile, riesce a volare con un’ala malconcia.

Riyueren


 
Si può volare

giovedì 5 agosto 2010

Meridiana del Silenzio



Moneglia



Sul cuore, la meridiana del Silenzio
Segna l’ombra delle parole non dette.

Lo so: ti ho taciuto la luce dell’alba,
Sulla bocca ho nascosto i colori dell’eco.

Ho racchiuso nel palmo quei giorni di stelle 
... Poi ho stretto nel pugno la notte:

è rimasta l’assenza (a guardarmi negli occhi).

Riyueren
 
Moneglia - sunset

 
 … quando un nodo di domande e risposte …( domande senza risposta e risposte che vagano senza meta ma ti aggrovigliano il cuore) ti stringe la vita, inutile cercare di svolgerlo in qualche modo.

A volte non si trova l’inizio, a volte si rischia di cominciare dalla fine.

A volte ancora ci si accorge che il nodo è fatto da mille altri nodi.

Resta solo un passo, uno solo, prima che quel nodo cresca a dismisura. Prima che quel nodo che ancora riesci a vedere ti arrivi sugli occhi e ti nasconda la strada: tagliare.

Sai che è anche un pezzo della tua anima, che stai tagliando, come un animale preso in una tagliola arriva a strapparsi a morsi la zampa.
Se riesci a sopportare il dolore e la vista del tuo sangue … allora può darsi che tu riesca anche ad alzarti in volo, libero. Coraggio.

Sunset Freedom

Gabbiano