mercoledì 19 giugno 2013

Beethoven - Gli ascolti: link n°8 (32 Variations in C minor - Gould) link n°9 (Fantasia op. 77 - Ciani)

Il Faggio (e il gatto)


Le Sonate non sono l’unica branca della produzione pianistica beethoveniana, anche se naturalmente ne costituiscono la parte più rilevante. Un’altra costola di importanza fondamentale è costituita dalle Variazioni: un piccolo gruppo di incisi in cui un tema di qualsivoglia derivazione viene variato secondo diversi canoni musicali. Tra le “prede” di Beethoven, vari brani ed arie d’opera di predecessori (incluso Mozart), ma anche pezzi popolari come God save the Queen e Rule Britannia. Citazione particolare meritano le 33 Variazioni sopra un Valzer di Diabelli op.120.


Le variazioni qui proposte sono invece un gruppo di 32 tratte da un brevissimo tema originale. La scelta dell’interpretazione di Glenn Gould, discusso ma geniale pianista canadese, non è casuale.

Molto spesso questo testo beethoveniano viene sbrigato come un semplice momento di puro virtuosismo esibizionistico (ancora oggi nei Conservatori italiani si soffre questa discutibile interpretazione acritica). Coi suoi tempi dilatati e le sue atmosfere prive di chiari-scuri, Gould rivela invece l’intensa drammaticità di questo momento fondamentale dell’arte pianistica beethoveniana.




Chiude la nostra breve rassegna (tutt’altro che completa, ma era necessario – e come sempre doloroso – fare delle scelte), un brano che mi sta particolarmente a cuore.

 La Fantasia op.77 fu scritta subito dopo il Quinto Concerto. È uno dei pezzi più enigmatici di Beethoven ed in assoluto uno dei più trascurati. Capitato in un periodo di stasi nella produzione sonatistica (alle piccole Sonate opp.78 e 79 segue la breve op.90 prima della decisiva op.101 che inaugura ufficialmente l’ultima fase creativa), è stato affrontato da pochi pianisti nella storia dell’interpretazione. Tra questi il pioniere Arthur Schnabel (fu il primo ad incidere in studio le 32 Sonate complete, dopo averle attentamente revisionate: un’opera ancora oggi encomiabile), Edwin Fischer ed i suoi allievi Brendel e Badura-Skoda, Rudolf Serkin.




Dino Ciani, nato a Fiume da una delle famiglie inviate dal Duce a colonizzare la città-simbolo della dannunziana “vittoria mutilata” ed in seguito costrette ad emigrare a causa della minacciosa avanzata degli spietati partigiani titini, poteva legittimamente aspirare al titolo di più popolare pianista italiano di oggi. Sfortunatamente, un malaugurato incidente d’auto ne stroncò la carriera a soli trentatré anni, che pure erano bastati a Ciani per mettere assieme un repertorio più ricco e variegato di tanti odierni rinomati pianisti italiani alle soglie dei settant’anni.

La scrittura alterna una prima parte di “fantasia”, con scale, arpeggi violenti, ottave spezzate ed un ansimante Prestissimo in tempo di 6/8, ad una seconda in forma di tema con variazioni. Lascio all’ascoltatore l’onere di decidere se questo e gli altri siano brani degni di competere con una giornata bella o brutta che sia, per i più svariati motivi. 

L’augurio è naturalmente che questa breve immersione nell’ars beethoveniana aiuti tutti a capire di più e meglio la vita, e ad apprezzarla; poiché mai come oggi il desiderio di amore universale ed incondizionato, tanto propugnato da Beethoven per vie musicali, è disperatamente necessario.


Giovanni Piana


survivor

Cari amici, si conclude così lo scritto di mio figlio Giovanni che ci ha proposto una scelta di ascolti beethoveniani.
Ogni tanto nelle chiavi di ricerca trovo persone che arrivano qui pensando di trovare il famoso filosofo della musica Giovanni Piana...mio figlio è semplicemente un suo omonimo che s'interessa di musica perché è la sua professione.

sabato 1 giugno 2013

Beethoven - Gli ascolti: link n°8 (Sonata violino/piano op.96, Schneiderhan - Sonata cello/piano op.5/1, Rostropovich-Richter) a cura di Giovanni


Nel vento


Personalmente, ho sempre considerato il duo (strumento/voce e pianoforte) come una sorta di “solismo alternativo o alternato”, piuttosto che musica da camera – etichetta che riservo con assai maggiore convinzione ai brani per tre o più strumenti.

Beethoven si distinse nel genere componendo ben dieci Sonate per violino e pianoforte, più cinque per violoncello e pianoforte (esiste anche una Sonata per corno e pianoforte, rivendicata con scarso successo dai violoncellisti), oltre a vari brani di minore importanza e fortuna (una Serenata per flauto e pianoforte).


La Sonata op.96 rappresenta ancora una volta uno di quei momenti altissimi nella carriera del compositore, in cui la strada del genere è nettamente spianata ad uso dei successori. L’amalgama richiesto a violino e pianoforte è pressoché totale in ciascuno dei quattro movimenti, forse addirittura superiore a quello delle Sonate romantiche doc di Brahms, Franck e Faurè come osservato da molti addetti ai lavori. Entrambe le parti strumentali sono trattate al meglio, con lunghi e lirici fraseggi. L’esecuzione è affidata al violinista Wolfgang Schneiderhan, esperto del repertorio austro-tedesco; con lui, il pianista Carl Seeman.




L’op.96 è la decima ed ultima Sonata per violino. Le cinque Sonate per violoncello rappresentano meglio l’estro beethoveniano fra le varie fasi della carriera, poiché abbracciano un periodo che va dal 1796 al 1815; delle dieci Sonate per violino, invece, le prime nove sono state composte in appena un lustro (1798-1803), mentre solo la decima risale al 1812. L’anno peraltro della famosa lettera all’immortale amatissima, l’identità della quale non è ancora stata svelata dalla storiografia e difficilmente lo sarà.

Avendo fin qui proposto prevalentemente brani della maturità o del tardo Beethoven, abbiamo preferito puntare su uno dei brani giovanili. La Sonata per violoncello e pianoforte op.5 n.1 in Fa maggiore è la prima del ciclo. In essa sono ancora presenti influenze di Mozart e forse ancor più di Haydn (che fu per qualche tempo maestro di Beethoven), ma nel secondo movimento alcune articolazioni e alcuni improvvisi effetti di colore (inteso musicalmente: piano, forte, mezzoforte ecc.) svelano l’inquietudine ed il senso di recherche del giovane tedesco. Interpreti sono due sovietici: il violoncellista Mstislav Rostropovich ed il pianista Sviatoslav Richter.

Giovanni Piana