giovedì 30 settembre 2010

Meditazione





Light and Sunflowers


Hai molti nomi:
Sono soltanto suoni.
Tu sei il Respiro.

Riyueren
Meditazione

"Il vantaggio di essere minuscoli:

Come un filo d'erba che guarda un albero.

Come un ruscello che guarda l'oceano.

Come una luce nella capanna di un villaggio che guarda le stelle del cielo:

Perché se sono minuscolo
Posso vedere ciò che è grande"

ANONIMO

… ci sono momenti nella vita in cui le parole diventano come luci, lettera dopo lettera, sillaba dopo sillaba … ti aleggiano attorno come lucciole in estate … e se tu le vedi, vuol dire che tutto attorno a te c’è il buio. Magari anche dentro, di te.

Così finisce che in mezzo a tutte quelle parole, quelle luci, tu arrivi a credere di vedere il cielo stellato.

Semplicemente guardi la luna nel pozzo … ma non è la luna: è il suo riflesso.
Sunflowers

Non si può dare un nome a chi non ha nomi: nessuna parola può esprimerlo, nessun confine umano può contenerlo.

Ciò che ha una fine non può misurarsi con l’Infinito: può solo esserne parte, non unità di misura.

In fondo, quei nomi, in tutte le lingue del mondo, sono tentativi per dare il volto di una risposta a quelle domande che sono nate con noi …
Chiesa S.Croce e Maria Ausiliatrice (interno)

 Ci sono stati momenti, nella vita del mondo … ce ne sono ancora, e purtroppo altri ce ne saranno, in cui quei nomi sono diventati affilati e roventi.

E attorno c’era, c'è ... ci sarà ... il buio più assoluto.
Sono soltanto nomi, tutti ad indicare una sola cosa.

Sono semplicemente suoni …

Nessuno si accorge che Tu non sei nel suono, ma sei il Respiro.
Chiesa S.Croce e Maria Ausiliatrice (organo)

Così come non sei soltanto nel cielo, ma negli occhi di chi guarda e in quelli di colui che viene guardato, anche se fosse un semplice filo d'erba.

lunedì 27 settembre 2010

"Fantasia"



Fantasia


La catena rinchiude o protegge?
è prigioniero chi è dentro la casa o chi è al di fuori?

...in realtà, la catena è prigioniera di se stessa: i colori e la luce passano oltre, da entrambe le parti ...entrano ed escono, liberamente.

Riyueren
 

sabato 25 settembre 2010

Trasparenza











Nei riflessi immersi



Nei riflessi immersi
L'origine dei sogni
Dove il mare è cielo.

Riyueren
Così come nell’acqua si trovano i riflessi, così parole ed immagini si specchiano qui, stasera.

Quale tra parola e fotografia sia l’acqua e il riflesso e quale sia il cielo o l’oggetto … io non saprei.

So che voglio scrivere un qualcosa che sappia di luce e di ombra. E che parli della trasparenza.

 
Begato

 “ Trasparente, ma non fragile. Un cigno di vetro o cristallo: la fragilità è solo nell’involucro.

Non importa la forma, che è apparenza.

Importa la luce che crea la forma dal suo interno.

La Luce non è mai fragile.”
 
Trasparenze

Che cos’è la trasparenza? È semplicemente un modo di essere, ed ha molto a che fare con la luce. 

Se ti lasci attraversare dalla luce diventi luce anche tu.

L’involucro, la forma, può consumarsi, spezzarsi: la luce rimane.


Il nostro sguardo può diventare trasparenza, come quello di un animale, di un cane, ad esempio.

 
Sunny
 
Perché c’è un modo di essere, lo ripeto, un modo di osservare, di “vedere”, che ha a che fare con la luce.
 
Fiori Bianchi

Quando la forma s’infrange, è l’amore, quello che resta.

E, per assurdo, quando la forma è spezzata, l’amore può volare liberamente.
 
Goccia

Forse è per questo che si parla di Esseri di Luce, di Angeli, come di entità invisibili.

Non le vediamo perché sono Trasparenza.

Ciò che è trasparente non si fa vedere, ma permette di vedere il mondo attorno. 
 

venerdì 17 settembre 2010

Le mani della memoria

Quel che rimane


Quel che rimane, la realtà del mondo,
Quell’ultimo colore delle cose
Denso di pioggia e caldo di silenzi,
Mi abita dentro al cuore e sullo sguardo.
Come le foglie, mani di memoria
Intrecciano respiri insieme al vento.
Dove la Terra sogna è il mio cammino.

Riyueren
Mother Earth Soul

 … ho un’altra piccola storia da raccontare. Vera, ma non ci crederà nessuno: è troppo strana. Se non fosse successa a me, anch’io stenterei a crederci.

Eppure è così. Tutto è cominciato con il viaggio a San Martino di Lupari.Ed il perché del titolo del mio post, “Mani della Memoria”, è legato a questa foto (insignificante, certo, ma non per me).
 
Old Photo's Shot

“ … Caro Andrea, questa lettera è per te. La mando attraverso il tempo, quindi non occorre il francobollo.

Non ti ho mai conosciuto, ma tu fai parte di me: sei il papà di mio nonno e il nonno del mio papà.


Se tu non ci fossi stato … non ci sarei neppure io.
Non so molto, di te: solo quel che mi hanno raccontato. E sembrano più leggende, che ricordi veri.

Mia nonna diceva che eri scappato di casa da ragazzo, di notte. Sei arrivato a Genova, da San Martino di Lupari. Da qui hai mandato una cartolina alla tua mamma: c’erano sopra le navi, una veduta del porto.

Così lei, povera donna, è corsa dal parroco, disperata, a farsela leggere: credeva che tu volessi imbarcarti per l’America.

Invece eri venuto qui a cercare lavoro, in ferrovia.

Hai sostituito un caposquadra durante la costruzione della “galleria lunga” del Turchino: lo chiamavano “il Moro”, e così “Moro” sei diventato anche tu.

E ti sei fermato in paese: hai fatto lì il tuo nido, la tua casa.

Ho almeno due versioni di questo fatto.

Nella prima ci sei tu che t’innamori della ragazza più bella del paese, ma il tuo futuro suocero esige che chi la sposa deve prendersi in casa anche la sorella zoppa.

Nella seconda, il tuo futuro suocero ti chiede se sei “di questo re”e siccome tu non lo sei (eri nato nel Regno austro ungarico) il matrimonio va a monte.

In entrambe le versioni, va a monte.

Così finisci per sposare Annamaria, che diventerà la mia bisnonna.

E poi sei andato in bicicletta sino in Svizzera a cercare lavoro.

E raccontavi a puntate la storia della tua vita all’osteria del paese, davanti a un bicchiere di vino.

Come puoi vedere dalle foto, sono a San Martino di Lupari. Sì, ci sono arrivata, finalmente: è da quando ero bambina, da quando avevo sentito parlare di te per la prima volta, che desidero vedere i luoghi che tu hai visto, respirare l’aria che tu hai respirato.

Dal 1869 al 2010 sicuramente c’è differenza.

 
San Martino di Lupari - stazione

 
San Martino di Lupari -Edicola votiva
San Martino di Lupari


San Martino di Lupari - cancello

 
 Ma non ha importanza: in questo breve viaggio, durato un solo mattino, i miei occhi hanno visto al di là di quello che c’era veramente.

Hanno visto oltre il tempo: è stato come riannodare un filo spezzato.

Tornata a Portogruaro, in albergo, ora posso dirlo, ho ricevuto un tuo regalo. Attraverso il tempo, sì, penso sia stato così.

Ho preso tra le mani il mio codino, per lisciarlo un poco, lo faccio spesso, quando penso.

E all’improvviso, pensando alla mia assoluta incapacità di fare le trecce, mi sono venute in mente le donne della mia famiglia, le tue figlie, sorelle del nonno, e anche quelle che non ho mai conosciuto.

Ho pensato:”Chissà quante volte avranno intrecciato i loro capelli, mentre io non sono capace per niente”.

Ora lo so che non ci crederà nessuno, ma le mie dita hanno cominciato a muoversi, come se danzassero, sul mio codino, e me lo sono ritrovata trasformato in treccina.

Da quel giorno ho imparato a farmi la treccia da sola … io, che non ero mai stata capace neppure di farla ad altri.

Questo grazie a te, Andrea, e alle “mani della memoria”.

Una volta di più ho capito che abbiamo tutto, dentro di noi, tutto quello che è stato, anche molto tempo prima di noi … dobbiamo solo” lasciare che sia”.

Un abbraccio dalla tua bisnipote.”
 
Milady e io
Milady e io 2

 
San Martino di Lupari

venerdì 10 settembre 2010

Come un fiore spezzato sul fiume

Come un fiore spezzato sul fiume

Come un fiore spezzato sul fiume
Sogni via, verso il cuore del mare
Il mio sguardo ti tiene per mano.
Riyueren
Quando ero bambina tu mi tenevi per mano: io guardavo all'insù e vedevo un papà molto alto, un gigante, per me, così piccola.

Ero innamorata di te, come tutte le bambine lo sono del papà: non volevo che tu andassi a lavorare, correvo ad abbracciarti sulla porta di casa e ti chiedevo di rimanere.

Vorrei che tu rimanessi, anche ora. Sei molto cambiato, papà, non mi sembri più così alto e so che se stavolta te ne vai non è per andare a lavorare.

Posso starti vicina, però. Sono io che ti tengo per mano. Non ti lascio da solo, stai tranquillo, non avere paura.

Io non sono brava a cucire, ma vedrai, ci "metteremo una pezza".

giovedì 9 settembre 2010

Graceful

"Graceful" è il titolo di questa foto (splendida, come sempre) del mio amico flickeriano Luigi Mancini.
Al solito, Luigi mi ha chiesto di scriverci sopra qualcosa.

Volevo fare qualcosa di nuovo, estemporaneo, come succede ogni volta che guardo una sua foto.

Invece ho cominciato a "vedere", collegate alla foto, delle parole scritte da me, sì, ma tanto tempo fa.

Insomma, alla fine ho deciso di seguire il cuore e l'istinto.

Così ecco la foto insieme alle mie vecchie parole.

IN CAMMINO

Non cercherò più somiglianzeCon gente dall'abito orlato di nebbia
O che avida stringe i suoi stracci di sole.
Io non voglio più chiedere.
Non siederò più all'angolo di ogni strada
Che m'incrocia la vita.
Non porterò il peso di un'elemosina frettolosa.
Mi spoglierò di questo amore che indosso,
Lo lascerò senza nome per strada,
Che nessuno più venga a chiedermi,
Sapendo che è mio,
Che cosa pretendo nel cambio.
Scuoterò dal mio corpo la polvere,
Mi alzerò e andrò oltre,
Dove non sono sentieri.
Con l'anima sola, verrò al giorno che nasce.

Riyueren
 

Son passati diversi giorni da quando Luigi ha inserito le mie parole sotto alla sua foto.

Son passate molte cose, nella mia vita, non solo nella mia anima.

E alla fine ne è nato qualcosa, uno dei miei piccoli mondi.

Lo lascio qui, insieme ad un'altra foto ... mia, questa volta.

 
Sunset Sky

Mi spoglio di quel che non sono:
Io non vesto il mio cuore di stracci:
Che farei, quando viene l’inverno?

Riyueren
 Già, ci si può abituare a vedere la propria anima rivestita di stracci. E magari crederli vesti preziose, perché qualcuno ti aveva detto che era un regalo (il cartellino del prezzo, ahimè, salato,non era certo in bella vista).

Ci si abitua anche a stare male continuando a credere di stare bene.

....Quelle famose vesti rattoppate che non vanno bene neppure d’estate: troppi spifferi. Troppo vuoto addosso. Troppo freddo.

Troppo “altrui” e poco “me”.


Ora va meglio.