mercoledì 31 marzo 2010

Foglia di Luna

Moon Leaf - Foglia di Luna


Corpo d’Inverno
Primavera nel cuore.
Neve fiorita.
Sopra foglie di luna
Fanno il nido le stelle.

Riyueren

 
… una foglia di luna, cresciuta diversamente, o forse ripiegata dal vento, mostra le sue lacrime d’argento e le confonde con la pioggia.

È il dolore, l’unica cosa che può passare, scivolarti via dalla carne insieme alle stagioni: l’amore rimane.

Nel mio grembo di foglia fanno il nido le stelle: nasceranno orizzonti,mai più cieli di plastica.

 

sabato 27 marzo 2010

Ombra

Ombra


Non è l’albero, la sua ombra sul muro:
Appartiene all’anima, perché solo lo sguardo la tocca

Ugualmente l’ombra del tronco è diritta e sconfina nel cielo
L’ombra dei rami si allarga intorno e abbraccia il vento

Di che colore saranno i suoi fiori?
Che sapore avranno i suoi frutti?

E soprattutto: com’è l’ombra dell’ombra?


l’ombra è un riflesso, in fondo. Oscuro, ma pur sempre un riflesso.

Tutto ha un’ombra sua propria: diversa nella forma, non nella sostanza.

Dall’oggetto non puoi conoscere l’ombra: dipende dalla luce …

Ma dall’ombra, con un po’ di pazienza, puoi arrivare a ricostruire l’oggetto.

Forse la Notte è l’ombra del giorno.

Ma quale sarà poi l’ombra tra il Suono e il Silenzio?

venerdì 26 marzo 2010

Tempo di Luna

Moon Time

Lacrime argento
Nel cuore, i germogli
Tempo di Luna.
Riyueren

… riposare all’ombra e al silenzio. La Lunga Notte è molte volte un abbraccio che ti prepara all’alba: il giorno è un’anima nuova, una strada da percorrere, un fiore tenace, un profumo che si fa spazio tra muri di cemento.

Di che cosa lacrima, la Luna, nel suo pianto d’argento?

Forse il vento ha sciolto i ponti di stelle sospesi nella notte.

Forse i germogli nel cuore hanno sete.

Chi può dire che quelle lacrime non siano un canto?

Forse ogni lacrima è un passo nella notte, ti ravviva lo sguardo … ti apre alla luce.
Tarot - The Strenght

Questa pioggia che fa somigliare la Primavera all’Inverno e la circonda di nebbia...

Questa pioggia che sembra strapparti i colori da dentro, come sta strappando i nuovi fiori dai rami, questa pioggia che non è senza dolore, è un viaggio necessario.


Dal cielo alla terra. E dalla terra al mio cuore.
Occhio di cielo

domenica 14 marzo 2010

Ai Ricordi

Il ceppo

Grata ti sono
Per ogni mia ferita.
Anima è il sangue.

Libero scorre il fiume:
Non ha più rive il Tempo.

Riyueren


 
Troppo stretta nei suoi timori, soffocata da innumerevoli corazze, scaglie di paura e di pensieri nell’ombra, l’anima respira inquieta.

L’acqua non ama le dighe artificiali e sempre sgretola le rive, a forza di carezze, quando non si ribella agli argini.

Non ama le pareti, il vento, né le finestre chiuse. O le porte sbarrate.

Questo è un post doppio, vale per il presente ed il passato. 

Ho pensato di ringraziare i Maestri del Dolore che ho conosciuto. Sono finalmente grata per ogni ferita: quel sangue che ne è scaturito non era altro che un passaggio per la mia anima: mi sono liberata così.

Se ora sono quello che sono, ma se soprattutto sarò quello che sarò, è a quelle ferite che lo devo.

L’altro giorno mi è stata riconsegnata una cosa che apparteneva al mio passato.

Questa bottiglia io l’avevo decorata quando avevo poco più di sedici anni. La persona a cui l’avevo poi regalata non c’è più, purtroppo, e così mi è stato chiesto di riprenderla con me, come suo ricordo.

 
La vecchia bottiglia 2

Ho pensato a molte cose, mentre l’osservavo attraverso il mirino di Milady e della “compattina”.

Ho pensato che mentre dipingevo in quel mio modo maldestro gli anemoni (ora, a guardarli bene, mi sembrano tanti occhi spalancati, più che fiori) io ignoravo tutto il dolore che sarebbe venuto dopo, nella mia vita. E neppure lo sapeva la destinataria del dono, che per circa 6 anni mi ha accolto in casa sua come una figlia.

Chissà, forse, se lo avesse saputo, la mia vita sarebbe stata sicuramente diversa.

Che cosa c’è, in quella bottiglia? Al suo interno c’è qualcosa di molto più fragile del vetro, o meglio: c’è stato.

Così ho pensato al dolore di allora. Che ormai è diventato una compagnia silenziosa al mio fianco, non più un nemico.

Il Dolore, la Solitudine ed io. Liberi come l’acqua che scorre. Come il vento nel bosco.

La vecchia bottiglia

venerdì 12 marzo 2010

Primavera



Primavera


Primavera 2


Primavera 3


Questi fiori per un fine settimana sereno a tutti voi. Non ci sono parole per la Bellezza. La primavera è uno stato d'animo. Una Luce interiore. La dolcezza di ogni nuovo Inizio. La purezza dell'Istante, magia del presente. E Realtà del Sogno.

mercoledì 10 marzo 2010

Concerto di musica classica indiana all'Auditorium Montale di Genova (inaugurazione di "India a Genova")

Concerto di musica classica indiana

 Pandit Shyam Sunder Aggarwal - bamsuri (insignito del piu' alto titolo onorifico di Pandit, "della grande conoscenza", il maestro Sunder Aggarwal, musicista cieco, e' uno dei piu' grandi virtuosi indiani del flauto bamsuri) al centro nella foto

Ustad Nadeem Khan - sitar (compositore e musicista, insignito del titolo onorifico di Ustad "maestro" dello strumento simbolo della tradizione musicale indiana, il sitar) a sinistra

Rashmi V. Bhatt - tabla (grande percussionista della tradizione dell'India del Nord) a destra

 Concerto di musica classica indiana

Voglio provare a de-scrivere la Musica, cioè l’Anima che sta all’interno della nostra anima e in quella di ogni cosa.

Perché tutto è danza, tutto è ritmo, dentro e fuori di noi.

E così voglio portarvi con me, come sempre faccio quando trovo sulla mia strada la Bellezza e la Meraviglia: difficile scrivere di musica, specialmente se il concerto riguarda la musica classica indiana, temi classici e improvvisazioni.

...la scena è adorna … di semplicità e accogliente bellezza. I colori sono caldi. Sul fondo, un tappeto in verticale: la luce sembra provenire da lì, come da un sole.

Il sitar è appoggiato sui tappeti: gli strumenti attendono i suonatori.

Avverto un sottile profumo d’incenso, non so se è un profumo reale, ma non mi pongo domande: assaporo.

Arrivano i musicisti (i nomi li avete all’inizio del post, qui scelgo di chiamarli in modo diverso, universale, se mi permettete questa specie di “licenza”).
Pandit Shyam Sunder Aggarwal

Il suonatore di flauto bamsuri entra accompagnato dal suonatore di sitar. Guidato, perché è un musicista non vedente.

Non posso non notare la bellezza del suo aspetto, del suo modo di muoversi, del suo volto, del suo modo di guardare: l’ho vista spesso nei non vedenti, e sempre, quando erano anche musicisti.

Credo, anzi, ne sono sicura, che un musicista cieco veda cose che noi “vedenti” non riusciamo neppure ad immaginare. Penso sia in grado di vedere la Musica nella sua forma più sublime, cioè nel suo aspetto di Luce … che forse i nostri occhi non riuscirebbero a sopportare.

 
Pandit Shyam Sunder Aggarwal

Le sue parole, rivolte a tutti noi, con una voce limpida e chiara, sono di pace: il suonatore di tabla le traduce in italiano. “Raga” significa “sentimento”, “amore”.

E così è questo che ci viene offerto mentre ascoltiamo. La musica è un dono: la musica classica indiana è un dono di amore e di serenità.

Accadono cose bellissime. L’intesa fra i musicisti crea qualcosa di veramente magico: le note, i suoni, diventano realtà, sì, sono tangibili, arrivano a toccarti non solo spiritualmente, non solo internamente.
Ustad Nadeem Khan

Non so se sia possibile paragonare un suono ad una mano che ti accarezza, ma questo è quello che ho provato sulla pelle.

Un po’ scattavo fotografie, un po’ chiudevo gli occhi e mi lasciavo toccare dalla musica.

Una musica sempre ampia e lenta, all’inizio, come un fiume calmo.

Poi intensa, veloce, vorticosa, pulsante: è il cuore delle tabla

 
Rashmi V. Bhatt

Il suono del flauto assomiglia ad un volo di farfalla, è colorato.

Alla fine del concerto i musicisti ci regalano una melodia popolare, un canto dedicato alla montagna.

Come posso descriverlo? È puro e leggero, parla di nuvole e ruscelli, parla solo attraverso i suoni, non ci sono parole, non c’è una voce umana, ma il flauto bamsuri … è la voce stessa della Musica.

Tornando a casa, sono molto più ricca di quando sono entrata in teatro. Ho dentro di me così tanto …
Ustad Nadeem Khan

 
P.S. Per informazioni su "INDIA A GENOVA"  



www.celso.org/india

 

domenica 7 marzo 2010

Le Ombre (cose d'anima/anima di cose)



L'Ombra


In questo andare
Solo lo sguardo è fermo
Luci a scolpire.

Volano schegge d’ombra
Anime a rivelare.
Riyueren

… l’ombra di una pianta sul muro … a volte noi vediamo le ombre e non le cose reali, ma non possiamo negare all’ombra la sua realtà.

Forse le nostre emozioni, i nostri pensieri, i gesti … sono ombre.

Forse lo sono anche le nostre parole, e addirittura i nostri silenzi: ombre che noi proiettiamo sui muri della vita.

Mi domando se sappiamo riconoscerci, in quelle ombre. Se sappiamo ritrovare, proprio grazie a quelle ombre, la nostra realtà di luce.

Tutto sta nello sguardo, unica cosa che sto cercando di tenere ferma mentre cammino nella vita.

I miei occhi cercano le ombre che mi appartengono.

Ed immagino di scavare nell’oscurità, di scolpire il buio per rivelare quella luce che lo abita.

C’è un’anima in ogni cosa. C’è un’anima delle cose.

Non è un termine religioso, ma è sacro.

Potrei scrivere molte parole, come mio solito, per cercare di spiegarmi.

Potrei dire che le cose hanno un’anima, anche se è diversa dall’idea che ne abbiamo noi, che pensiamo alla vita come consapevolezza e coscienza, o come crescita e mutamento.

Ma non potrebbero esistere altri modi di essere anima?Altre dimensioni dell’esistere?


In fondo siamo parte del Tutto e tutto è in noi.

Sì, potrei scrivere, ma preferisco mostrare, dimostrare il mio pensiero attraverso le immagini.

Sono oggetti. E sono “inanimati”. Ma ne siamo davvero sicuri?

Cerchiamo di andare al di là delle ombre. Cerchiamo di vedere la pianta. E di leggerne l’essenza.

 
La Giostra


 Fairy


Bambole di Kyoto 3