domenica 14 marzo 2010

Ai Ricordi

Il ceppo

Grata ti sono
Per ogni mia ferita.
Anima è il sangue.

Libero scorre il fiume:
Non ha più rive il Tempo.

Riyueren


 
Troppo stretta nei suoi timori, soffocata da innumerevoli corazze, scaglie di paura e di pensieri nell’ombra, l’anima respira inquieta.

L’acqua non ama le dighe artificiali e sempre sgretola le rive, a forza di carezze, quando non si ribella agli argini.

Non ama le pareti, il vento, né le finestre chiuse. O le porte sbarrate.

Questo è un post doppio, vale per il presente ed il passato. 

Ho pensato di ringraziare i Maestri del Dolore che ho conosciuto. Sono finalmente grata per ogni ferita: quel sangue che ne è scaturito non era altro che un passaggio per la mia anima: mi sono liberata così.

Se ora sono quello che sono, ma se soprattutto sarò quello che sarò, è a quelle ferite che lo devo.

L’altro giorno mi è stata riconsegnata una cosa che apparteneva al mio passato.

Questa bottiglia io l’avevo decorata quando avevo poco più di sedici anni. La persona a cui l’avevo poi regalata non c’è più, purtroppo, e così mi è stato chiesto di riprenderla con me, come suo ricordo.

 
La vecchia bottiglia 2

Ho pensato a molte cose, mentre l’osservavo attraverso il mirino di Milady e della “compattina”.

Ho pensato che mentre dipingevo in quel mio modo maldestro gli anemoni (ora, a guardarli bene, mi sembrano tanti occhi spalancati, più che fiori) io ignoravo tutto il dolore che sarebbe venuto dopo, nella mia vita. E neppure lo sapeva la destinataria del dono, che per circa 6 anni mi ha accolto in casa sua come una figlia.

Chissà, forse, se lo avesse saputo, la mia vita sarebbe stata sicuramente diversa.

Che cosa c’è, in quella bottiglia? Al suo interno c’è qualcosa di molto più fragile del vetro, o meglio: c’è stato.

Così ho pensato al dolore di allora. Che ormai è diventato una compagnia silenziosa al mio fianco, non più un nemico.

Il Dolore, la Solitudine ed io. Liberi come l’acqua che scorre. Come il vento nel bosco.

La vecchia bottiglia

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