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sabato 1 giugno 2013

Beethoven - Gli ascolti: link n°8 (Sonata violino/piano op.96, Schneiderhan - Sonata cello/piano op.5/1, Rostropovich-Richter) a cura di Giovanni


Nel vento


Personalmente, ho sempre considerato il duo (strumento/voce e pianoforte) come una sorta di “solismo alternativo o alternato”, piuttosto che musica da camera – etichetta che riservo con assai maggiore convinzione ai brani per tre o più strumenti.

Beethoven si distinse nel genere componendo ben dieci Sonate per violino e pianoforte, più cinque per violoncello e pianoforte (esiste anche una Sonata per corno e pianoforte, rivendicata con scarso successo dai violoncellisti), oltre a vari brani di minore importanza e fortuna (una Serenata per flauto e pianoforte).


La Sonata op.96 rappresenta ancora una volta uno di quei momenti altissimi nella carriera del compositore, in cui la strada del genere è nettamente spianata ad uso dei successori. L’amalgama richiesto a violino e pianoforte è pressoché totale in ciascuno dei quattro movimenti, forse addirittura superiore a quello delle Sonate romantiche doc di Brahms, Franck e Faurè come osservato da molti addetti ai lavori. Entrambe le parti strumentali sono trattate al meglio, con lunghi e lirici fraseggi. L’esecuzione è affidata al violinista Wolfgang Schneiderhan, esperto del repertorio austro-tedesco; con lui, il pianista Carl Seeman.




L’op.96 è la decima ed ultima Sonata per violino. Le cinque Sonate per violoncello rappresentano meglio l’estro beethoveniano fra le varie fasi della carriera, poiché abbracciano un periodo che va dal 1796 al 1815; delle dieci Sonate per violino, invece, le prime nove sono state composte in appena un lustro (1798-1803), mentre solo la decima risale al 1812. L’anno peraltro della famosa lettera all’immortale amatissima, l’identità della quale non è ancora stata svelata dalla storiografia e difficilmente lo sarà.

Avendo fin qui proposto prevalentemente brani della maturità o del tardo Beethoven, abbiamo preferito puntare su uno dei brani giovanili. La Sonata per violoncello e pianoforte op.5 n.1 in Fa maggiore è la prima del ciclo. In essa sono ancora presenti influenze di Mozart e forse ancor più di Haydn (che fu per qualche tempo maestro di Beethoven), ma nel secondo movimento alcune articolazioni e alcuni improvvisi effetti di colore (inteso musicalmente: piano, forte, mezzoforte ecc.) svelano l’inquietudine ed il senso di recherche del giovane tedesco. Interpreti sono due sovietici: il violoncellista Mstislav Rostropovich ed il pianista Sviatoslav Richter.

Giovanni Piana