martedì 18 gennaio 2011

Ernesto Morales "Poeta del colore, Traghettatore di Sogni"

(Ernesto Morales - Genova, Museoteatro della Commenda di San Giovanni di Pré - Mostra: "LE CITTA' DEI RITORNI" ))))  ) foto autorizzate dall'artista e dalla curatrice della mostra Marzia Capannolo: a loro va il mio ringraziamento per avermi permesso di condividere su Innerland le mie emozioni.

Ernesto Morales - Genova, Museoteatro della Commenda di San Giovanni di Pré - Mostra: "LE CITTA' DEI RITORNI"


Case d’altrove
Immaginarie d’echi
Luci a seguire.

 Sogni bianchi conduce
La rondine notturna.

 Riyueren 

Ernesto Morales,"poeta del color, barquero de los sueños" (poeta dei colori, traghettatore di sogni)


… visitando una mostra nella mia città, ho conosciuto un poeta dei colori, un traghettatore di sogni: Ernesto Morales.

Ho provato a fotografare le sue luci, le velature d’olio, i pigmenti che lui stesso prepara e che hanno aggiunto splendore a quello della Commenda di Prè, altro luogo prezioso della mia Genova. 

      
Nei quadri di Ernesto puoi vedere il viaggio dei sogni, attraverso mari di luce in cui s’immergono e si confondono cieli caldi d’albe o tramonti oppure di notti mai fredde.  

Ernesto Morales - Genova, Museoteatro della Commenda di San Giovanni di Pré - Mostra: "LE CITTA' DEI RITORNI"



Elementi essenziali si ripetono in viaggi mai uguali, come accade nel mondo dell’anima.

Semplici barche su cui vacche bianche, a volte alate,come uniche vele candide, migrano verso luoghi ignoti … e tu non sai se sono partenze o ritorni. Ci sono varchi, porte di luce, là sui confini, e tu non sai se sono i tuoi stessi confini, quelli che la tela ti apre. 

Sogni bianchi, spesso legati da un filo sottile a rondini, golondrinas, nella lingua di Ernesto Morales, lingua che è musica migrante e canta di orizzonti.

Le golondrinas vanno per cieli di luce, mentre le vacche bianche, il muso all’insù, ne in-seguono il volo: è il desiderio del viaggio nel mondo reale che è Sogno e frontiera del Sogno. “Teatro onirico”, come scrive Ernesto. 


Affondano linee in questi mari di luce: segnano il tempo e lo spazio.

Panchine vuote e bianche, a riposare la pace che ognuno di noi chiede, noi tutti, pellegrini e migranti della terra. 

Sono quadri di luce dipinti sul posto e che con lo spazio che li ospita, sorretti da tubi di ponteggi, dialogano: sono discorsi anch’essi di luce, canti diversi, a seconda dell’ora del giorno.  



Io immagino altri canti ancora, quando scende la notte e il museo della Commenda resta vuoto di luci e di respiri umani.

Io so che allora le golondrinas iniziano un viaggio più grande, invisibile ai nostri occhi, ma non al nostro cuore.


                          

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