Beethoven scrisse anche moltissimi Lieder. Questa branca fondamentale dell’arte vocale è sempre stata trascurata e snobbata dalla scuola di canto italiana, che solo in anni recentissimi ha iniziato a capirne la grandezza e l’importanza nella storia della musica, senza però aver ancora sviluppato un ripensamento ed un conseguente interesse decisivi.
Tra molti pezzi a sé stanti (come la deliziosa Adelaide) e brevi brani raccolti sotto lo stesso numero d’opera, il ciclo An die ferne Geliebte (All’amata lontana) della piena maturità, rappresenta forse il momento migliore della produzione liederistica di Beethoven, su testi di Jeitteles. Malgrado la scarsa confidenza del compositore con la scrittura vocale, più volte evocata dai critici con malignità, si avvertono qua e là alcuni strali che spianeranno la strada ai grandi maestri di genere dell’800, tra cui Schubert, Schumann, Wolf e Brahms.
L’interpretazione è affidata a Peter Anders, uno dei migliori tenori tedeschi del periodo fra le due guerre, voce calda, potente e precisa con acuti luminosi ed un registro grave quasi baritonale.
Giovanni Piana