venerdì 8 ottobre 2010

Effimera

Quest’immagine di un piccolo essere alato nasconde non una, ma due piccole storie. Ve le voglio raccontare stasera … e metterò la tag “notturno”, come è giusto che sia, soprattutto per le favole, quelle che si raccontano di notte, prima di cominciare a sognare. Sono due favole ... vere.

 
Effimera


Cammino per volare
Perché la strada è cielo, e la mia vita
È un cuore d’acqua che non puoi fermare.

Riyueren
Il mio cuore d'acqua


Avevo già notato quella piccola “effimera” verde volare per casa.

Ieri pomeriggio l’ho vista posata sul davanzale, in cucina. La finestra era chiusa, non poteva volare via … così ho fatto una corsa in camera mia, ho strappato Milady al sonno del giusto, le ho infilato sull’obiettivo una lente addizionale +4 e ho cominciato a scattare foto.

Ho cacciato Sunny dalla sua postazione alla finestra per paura che la schiacciasse con le zampe.

Io non mi sono accorta che lei era già “volata” altrove e che mi aveva lasciato sul davanzale solo un involucro.

Credo che tutto quello che ci circonda abbia un’anima, anche se a noi sembra inanimato solo perché non è come noi, e magari parla un linguaggio diverso.

Credo che all’interno di tutto, anche di quelle che noi chiamiamo “cose” ci sia una danza, una vibrazione, un suono di vita.

Non mi sono accorta di aver fotografato il vero silenzio.

… allora in post produzione, ho cercato di trasmettere il senso di tutto questo, e forse anche di far vedere dove può essere andata, quella piccola “effimera” verde.


 La seconda storia è la mia.

 
Via dalla pazza folla (Venezia)

 
La Natura dà. E la Natura toglie.

Con me è stata generosa: mi ha dato molto.

Forse sapeva già che c’erano cose che mi avrebbe tolto: e allora me ne ha date molte, perché avessi molto da ricordare, una volta che le avessi perdute.


E questo molto me lo sta togliendo lentamente, perché io possa abituarmi all’idea di non averlo più o solo in parte.

Così stasera io la ringrazio per tutto quello che mi ha dato.
Conoscere è meraviglia

Grazie per il senso della solitudine, che forse è l’unico che non mi toglierai: se non lo avessi mai avuto non avrei potuto vederti e amarti in tutto quello che di tuo ho attorno, non avrei potuto scriverne, perché non ci avrei neppure pensato.

Grazie per avermi dato una voce che, almeno sino a quando potrò sentirla, mi permette di cantare come un uccellino quando sento arrivare il sole dopo il temporale.

Hai affinato le mie orecchie ai suoni, alla musica, al canto degli uccelli, che è stato il primo a sparire ma a rimanere intatto nei miei ricordi o nei sogni.

Grazie per i miei occhi, che per un po’ ancora saranno le mie orecchie di riserva, per cogliere i movimenti, anche i più piccoli, e per vedere la luce e percepirla come il suono della tua voce.

Felicità

Io non so perché mi hai fatta così, con una malattia genetica di cui nessuno ancora sa dirmi il nome (e forse non ce l'ha ancora, un nome), né i sintomi ulteriori (prima l’ipoacusia sensoriale, ora la distrofia corneale) .. ma sicuramente avevi i tuoi motivi.

Grazie perché ho come l'impressione che tu stia sostituendo con altri organi di senso più raffinati quelli che mi stai offuscando piano piano.

Imparerò a farne buon uso.
Momenti di gioco sul prato

1 commento:

  1. Detto sinceramente riesco a visualizzare solo la tua anima che è talmente ricca di tutto da sviluppare una sensibilità tale che nessuna barriera può fermare.

    Scusa ma devo inserire il commento come anonimo perchè mi rifiuta 'poesiaincodice'

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