mercoledì 25 aprile 2012

Il Tempo

Parco del Valentino


Ti parlerò del tempo... oh, non di quello
che ormai s'innalza tra le nostre rive
e a nebbie parallele le divide.

Dal mio lato del fiume scorre quieta
tutta la calma e mi dispone all'alba.
Da parte tua s'azzuffano stagioni:
vince sempre l'inverno nel tuo cuore.

Hai molti nomi, altri ne avrai ancora:
sei stato madre, padre, amore e figlio
sulle mie labbra e dentro al mio respiro.

Sempre da sola vado alla finestra,
son l'unica ad alzarmi in questa casa:
stanno seduti tutti sui ricordi.

Premo sul vetro il naso e la mia bocca:
(qualcuno mi dirà che il fiato appanna,
sarò ben lieta di poter pulire).

"Oggi c'è il sole" "Guarda come piove!"
così saprai del tempo da seduto.
Nulla saprai di me, del mio silenzio
che non vuoi vedere: me ne vado.

Da questa gabbia libero il mio sguardo,
già vola via con l'anima per mano:
solo il mio corpo resta a dirti il tempo.

Riyueren

Parco del Valentino

9 commenti:

  1. una grande forza d'animo si sprigiona dai tuoi versi, che trovo molto profondi, con significati da scoprire tra una riga e l'altra...
    un abbraccio a te

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Onda, sei molto gentile: io stessa mi rendo conto a posteriori, dopo aver scritto, quanto nascondono le mie parole...è un linguaggio che ammette più significati...a volte mi sembra, scrivendo, di entrare in una foresta di simboli.

      Elimina
  2. Portaci dentro quell'ultima foto e su quella sponda di fiume, sono dentro LA GABBIA magica che costruisci giorno per giorno in questa parte di universo virtuale. Ma tu sei vera.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Enzo, mai costruirei una gabbia, nemmeno se fosse magica: non lo vorrei per me, figuriamoci per gli altri.
      Costruisco piume per il mio volo, niente di più...come ben ricorderai, le mie ali non sono del tutto integre...
      Ma ti dirò una cosa: quando scatto una foto porto con me tutte le persone che conosco.

      Elimina
  3. "Da questa gabbia libero il mio sguardo"
    Questi tuoi versi,molto belli, mi hanno portato direttamente qui:

    LA PANTERA
    (JARDIN DES PLANTES, PARIS)
    Il difilar dei ferri entro la gabbia,
    il suo sguardo accecò. Più non ravvisa.
    Moltiplica le sbarre, a cento, a mille:
    ma, dietro quelle sbarre, è il vuoto, il nulla.

    Nel flessuoso molleggiar dei passi
    grevi tornanti entro il racchiuso giro,
    par che l'Impeto danzi attorno a un centro,
    ove una enorme Volontà vien meno.

    Solo, a volte, su l'arida pupilla,
    tacito, un velo si solleva; e irrompe
    una imagine in essa; e via balena
    lungo il silenzio delle membra tese,
    per smorzarsi, veloce, in fondo al cuore.

    Rilke

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cerise, grazie infinite: ho amato molto Rilke.E la pantera, per quanto mi abbian sempre detto che assomiglio ad un passerotto arruffato, è un animale che mi piace, non per la crudeltà dei felini, ma per la grazia animale, per la libertà selvaggia, la solitudine, la fierezza...

      Elimina
  4. Spero che il corpo e l'anima tornino un tutt'uno e che tu riesca a fugare l'inverno ed il suo freddo che gli appannano gli occhi.
    Un abbraccio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Contraccambio l'abbraccio, Eilidh: il corpo e l'anima...quelli in me sono sempre insieme...mentre per gli altri devo dire che rimane solo il mio corpo: il resto, non essendo né visto né tanto meno voluto...quello è solo mio.

      Elimina
  5. Grazie, Milton, vorrei, dovrei, potermi esprimere anche in altre lingue, ma purtroppo conosco solo un po' d'inglese...e non quel tanto che basta per esprimere i miei pensieri.

    RispondiElimina