Le foto qui inserite sono state scattate dalla sottoscritta e sono provviste delle necessarie autorizzazioni.
Palazzo Ducale • Loggia degli Abati • Piazza Matteotti - Genova
Palazzo Ducale • Loggia degli Abati • Piazza Matteotti - Genova
7 Marzo – 25 Aprile 2010
apertura al pubblico
da Martedì a Domenica dalle ore 10 alle ore 19
chiuso il Lunedi
Ingresso gratuito
Voglio portarvi con me a vedere una mostra stupenda nel cuore di Genova. Una mostra che porta Genova nel cuore dell’India.
Basta scendere quei pochi gradini che da Piazza Matteotti ti guidano all’interno della Loggia degli Abati per entrare in un tempo e in una dimensione diversi.
Mithila era il nome di un’antica città e anche di un’antica regione situata a nord est della pianura indo gangetica e che oggi si estende fra il nord dell’India e il sud del Nepal.
Mithila è il nome di un’arte nata dal cuore delle donne di questa regione, arte che è anche attività sociale, al di là dell’estetica, arte che trova la sua completezza non solo nella forma, ma nel momento dell’esecuzione, perché è arte rituale.
Il Maestro Krishna Kumar Kashyap l’ha riscoperta e tutelata, con la costituzione della Indian University of Arts & Crafts del Bihar, dedicata principalmente alle donne e a chi non poteva avere accesso alla formazione culturale.
Altre notizie potrete trovarle in rete: io qui voglio semplicemente condurvi attraverso le mie emozioni, quindi mi servirò, al solito, di parole e immagini.
Quando una mostra è a cura del CELSO (www.celso.org/india) e allestita da SOSHO – Art and Graphic, già solo l’allestimento è una mostra nella mostra: da vedere, nel gioco di luci e di spazi, da assaporare nei giochi d’ombra e di silenzio.
Le frange, lunghissime, dal soffitto sin quasi a terra, a velare e svelare i dipinti, a creare effetti armoniosi sul pavimento, sulle pareti … a creare forme nuove, aiutate dal vento, o dalle tue mani che ne toccano la leggerezza o dal tuo corpo che le attraversa. Ti senti sfiorare da ali di farfalla.
E poi non puoi fare a meno di immergere lo sguardo nei colori accesi, nei simboli, nei miti … tutto diventa così reale … come quest’immagine di Shiva Ardhanarisvara, in cui il distruttore- rigeneratore del mondo si presenta a noi nel suo aspetto di “Signore per metà femmina”: potete vedere infatti Parvati, la parte femminile, sulla destra. E notate la bellezza di quella falce di luna sui capelli del dio, a sinistra, che rivela appunto la sua origine divina.
L’Anima non può portare via nulla con sé, quando si allontana dal corpo, con una sola eccezione: i tatuaggi.
Ecco perché nello stile Godhana vengono riprodotti su carta fatta a mano i complicatissimi tatuaggi con cui si decoravano il corpo anche le donne di casta elevata, e che ora sono praticati solo da quelle di casta inferiore, che si spostano da un villaggio all’altro portando con sé aghi e colori.
L’Aripan, dal sanscrito Arpan, che significa “offerta spirituale”, è invece un diagramma complesso tracciato sul terreno, con pasta di riso bianco macerato, molto simile ai Mandala.
Viene tracciato ritualmente, allo scopo di ottenere l’unione con l’Assoluto attraverso la contemplazione e la dedizione del proprio corpo e del proprio spirito.
Il KOBAR indica sia una particolare tipologia di dipinti sia la camera nuziale.
Questo schema molto complesso, che riporta al mito di Laksmi e Kubera, arricchito di elementi simbolici, viene realizzato diversi giorni prima del matrimonio sulla parete orientale della camera nuziale e disegnato sul terreno quando si svolgono i riti matrimoniali.
La seconda parte della mostra è intitolata MURALS OF INDIA: si tratta di una mostra fotografica allestita con la collaborazione dell’ Indian Council for Cultural Relation di New Delhi e il contributo dell’ ambasciata dell’India in Italia, per cui posso farvi vedere solo alcuni particolari dell’allestimento.
Sono 50 foto che riproducono in maniera stupefacente la bellezza delle pitture della tradizione parietale indiana hindū e buddhista.
L’autore è BENOY K.BEHL, fotografo e storico dell’arte, famoso per la sua tecnica pioneristica di fotografia a luce bassa.
Sono foto che sembrano avere una luce al loro interno, tanto da illuminare le due sale in cui sono esposte.
Nell’ultima sala, un documentario sui resti di antichi templi e monasteri ci parla della tolleranza religiosa che era praticata nell’India antica: all’interno di una stessa famiglia ogni componente era libero di seguire il culto che preferiva.
E le iscrizioni sui templi, a testimonianza delle donazioni, fanno sempre riferimento a quello che era il desiderio comune: il bene di tutti gli esseri senzienti.
Vi lascio con una di queste frasi, trovata nelle grotte di Ajanta e che risale al V secolo a.C.
“La gioia del dare lo riempì così tanto che non lasciò alcuno spazio per il sentimento del dolore”.
Riyueren
E le iscrizioni sui templi, a testimonianza delle donazioni, fanno sempre riferimento a quello che era il desiderio comune: il bene di tutti gli esseri senzienti.
Vi lascio con una di queste frasi, trovata nelle grotte di Ajanta e che risale al V secolo a.C.
“La gioia del dare lo riempì così tanto che non lasciò alcuno spazio per il sentimento del dolore”.
Riyueren
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