venerdì 20 maggio 2011

Storie di bambole

Foglia PICCOLA

Non sono oggetti
Ma case della Vita
I miei ricordi.

Indossano i colori
Del Tempo che abitavo.

Riyueren 

... perché noi abitiamo il Tempo e viviamo di memorie passate e future (queste ultime sono la diretta conseguenza delle prime...a volte sono anche un dono).

Sì, un dono, come quello che ho ricevuto ieri mentre riordinavo un armadio. A volte il passato reca doni al futuro..come queste due piccole storie, storie vere...di bambole. 

"...nella piccola piazza a lato di una piazza più grande, c'è una giostra piccina: c'è sempre. Alcune cose cambiano, con il passare degli anni: i personaggi che girano in tondo non sono sempre gli stessi...ma un cavallo bianco e uno nero...quelli ci sono sempre, in tutte le giostre. Anche i bambini non sono sempre gli stessi: ma sono sempre bambini, le persone che si fermano a guardare la giostra.

Perché davanti alla giostra siamo tutti bambini.
 
Una volta, vicino a quella giostra, c'era una specie di buffa lotteria: tante piccole case di cartone, disposte in cerchio e al centro un porcellino d'India. Su ogni casetta, un numero: un signore vende i biglietti, poi libera il porcellino...che scappa subito infilandosi in una casetta. Se sopra c'è il tuo numero, diventa tuo anche il premio.

Una bambina va sempre a fare qualche giro di giostra alla domenica mattina, con il suo papà. E ogni domenica s'incanta davanti al gioco del porcellino.

Ma il papà non vuol mai acquistare i biglietti."Soldi buttati"-dice.

Una domenica però, il papà cede e acquista alcuni biglietti: il porcellino s'infila in una casetta ed il premio è la bambola più grande che la bambina abbia mai visto.

Non sembra neppure una bambola: agli occhi sgranati della bambina quel bambolotto, alto come lei, sembra un bambino vero( Ma purtroppo il numero che ha la bambina non corrisponde a quello della casetta).

Vince un signore che prende il bambolotto e se lo porta via.

La bambina lo guarda allontanarsi: non lo segue solo con gli occhi...gli va dietro col cuore..

Poi la bambina (perecchio triste) e il suo papà si avviano su per il viale, verso casa.

Improvvisamente qualcuno chiama, una voce alle loro spalle: "Scusi, signore!"

La bambina si ferma, si volta. "Sa, io non ho figli, non saprei cosa farmene: tenga, lo dia alla sua bambina".

Mentre mio padre offre un caffè a quel signore gentile, io tengo, anzi, viste le dimensioni, abbraccio, il bambolotto, ancora avvolto nel cellophane, è quasi più alto di me. E piano piano (non voglio che papà mi aiuti) me lo porto a casa.

"E questo cosa sarebbe?"-dice mia madre, quando vede entrare prima il bambolotto e poi me subito dietro.

"Questo? questo è Marcellino" - rispondo seria seria. E vado a metterlo in camera mia". 

 

Marcellino ieri mi guardava: ora sono io quella più alta, fra noi due.
Indossa un vecchio completino da neonato di mio figlio ed anche una sua cravattina. Sembra preoccupato e anche un po' triste. Mi vede gettare via alcune scatole di cartone vuote che stavano, insieme a lui, in cima all'armadio. Mi sente dire "Questo piumone occupa troppo posto: è nuovo, lo diamo a mio padre".

Sente anche mio marito: "Queste bambole sarà meglio che le butti, cosa te ne fai?"

Penso che Marcellino si preoccupi per la sua compagna, la bambola Anna. 

Non è molto che sono insieme, una decina d'anni, da quando la nonna non c'è più. Anche stavolta c'entra quella bambina: quando va d'estate dai nonni vede al mercato delle bambole bellissime, di quelle con gli occhi che si chiudono e si aprono. E c'è un solo modo per comprarle, quando non si hanno soldi: si pagano a peso, con tanto alluminio e stracci.. La nonna lo sa ed è già un po' che mette da parte pentole e pentolini e anche stracci.

Finalmente il peso è raggiunto. E Anna viene con noi. Sta dalla nonna e gioca con me ogni estate. 

 


Anche Anna mi guarda, da dietro la spalla di Marcellino.

Indossa una mia vecchia maglietta ed è tutta slogata,la testa: se non la tieni legata, cade giù, ma a Marcellino sembra  piaccia lo stesso.

Li ho fotografati per bene, li ho protetti col cellophane.

E li ho rimessi lassù dov'erano: in cima all'armadio."

 


 Non sono oggetti: non ci sono oggetti, in casa mia. Ci sono altre case, case di vita. E indossano i colori di un tempo che io ho abitato...un tempo che continua ad abitare me.

PS. Insieme a Marcellino e Anna vivono sull'armadio anche una marionetta con la testa staccata (ma nella foto non si vede) e un piccolo bambolotto dall'aria sbarazzina. Ma queste ...sono altre storie. 




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