giovedì 21 aprile 2011

I (n)soliti Pensieri



Sentirsi fiore
In piena primavera.
Prati di luna.

Avere tra le braccia
Solitudine e sole.

Riyueren


Rosa e Luna 


 … quando sono nata, dicono che ho tenuto gli occhi aperti per tutto il giorno … è anche vero che i miei, in seguito, per colpa mia, non han chiuso occhio per tre anni e mezzo (sembra avessi scambiato la notte per il giorno) … ed è per questo che sono rimasta figlia unica.

Ho vaghi ricordi di me, sui 5 o 6 anni, sorpresa sulla porta di casa da mia madre con un fagottino con dentro poche cose mentre voglio andarmene via, perché dico che quella non è la mia famiglia e per me non c’è posto.

Ho sempre parlato una lingua diversa ma non ne sono fiera, perché per questo fatto, indipendente dalla mia volontà, sono sempre stata considerata una straniera ovunque andassi: straniera … estranea … strana.

Mi è facile capire la lingua degli altri, ma sembra che comprendere, accettare, la mia sia una vera impresa  e spesso molti rinunciano, dopo un po’ .. a volte addirittura prima che io apra bocca … del resto anche gli occhi parlano, specie i miei.

Purtroppo per me parlo la stessa lingua dei fiori, delle nuvole, degli animali e dei fili d’erba: sono più simile a loro (persino a quel pettirosso morto che ho fotografato piangendo l’altro giorno)  che ad un essere umano.

Non me ne vanto, perché ad essere così non si sta bene (non "sta bene", già), ma non ci posso fare niente, non più, perché non posso rinnegare me stessa.
E se la libertà interiore si paga in solitudine, bene, è un prezzo che conosco, che ho già pagato e che non mi pesa continuare a pagare. Mi pesava quando ero bambina e poi ragazza ... ora non mi pesa più.

 
Un caro amico di blog mi ha scritto che sicuramente è qui su Innerland che io sono me stessa, mentre nella vita sono una donna che fa i lavori di casa … una casalinga, una vita comune, una famiglia comune.… ecc …

Se fosse veramente così avrei molti meno problemi … problemi che invece ho proprio perché come sono qui io sono esattamente anche nella mia vita “comune”, reale, di tutti i giorni … non ho maschere, sono sempre me stessa ed è questo quello che più dà, non dico fastidio (mi è stato detto anche questo, a dire la verità) ma inquietudine (anche quando non parlo e me ne sto in silenzio ad ascoltare gli altri: la diversità si vede che è un qualcosa che "passa" anche attraverso lo sguardo).

Eppure non mordo. (ma vallo a spiegare...dev'essere tutta colpa delle orme che lascio).
 

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