Petali e odori
Tutti li abbraccia il vento.
Nido di foglie.
I colori del viaggio.
Sfumature del cuore.
Riyueren
Quando ho chiesto il permesso per fotografare mi hanno risposto che non era possibile..."se vuole le foto, c'è il catalogo".
Ma per me i quadri così come si vedono sui cataloghi delle mostre sono come le farfalle infilzate: i quadri esistono, sono vivi, solo in rapporto con la luce ( e le ombre) dello spazio, anche se provvisorio, che li ospita, ed è così che io li avrei fotografati, come faccio sempre.
Ora mi trovo in difficoltà: sono costretta a portarvi con me sulle parole soltanto... e questa mostra è così immensa, così meravigliosa... mi è scoppiata dentro un'esplosione di emozioni multiformi: ad un tratto è stato come se, mentre percorrevo le varie sale, si staccassero dai quadri dei frammenti di colori e di anima... quei frammenti entravano a far parte di me, colmando gli spazi ancora vuoti del mio viaggio.
Sì, perché questa è una mostra sul Viaggio, una parola-anima, troppo grande per essere espressa in parole normali, una parola-seme che cresce al mio interno da sempre e che non so ancora dove mi condurrà.
Non ho voluto servirmi dell'audioguida (mi hanno detto che è davvero molto ben fatta): ho preferito avere in me il silenzio, come guida e compagno. Del resto i miei viaggi sono sempre stati così.
E nel silenzio ho potuto ascoltare meglio la luce: da una sala all'altra era come se un filo luminoso mi guidasse dolcemente legando ai quadri il mio sguardo ed ogni quadro era uno specchio che mi guardava dentro.
Così sono stata colore e luce, silenzio... e me stessa: armonia pura, un fiume calmo.Emozioni. Onde. Respiro. Un procedere lento, dalla ricostruzione della camera di Van Gogh, così quieta e raccolta...passando per le opere (o dovrei scrivere le anime?) di Turner, Bierstadt, Homer, Rothko, Monet (per citare gli autori che mi hanno emozionato, arricchito, di più)...ti dà la misura dei viaggi dell'anima: sconfinati, come gli orizzonti.
"Da dove veniamo, Chi siamo, Dove andiamo?" questo si è chiesto Gauguin e questo ha scritto e poi dipinto sul suo quadro immenso, da lui definito "il sontuoso mantello dei miei sogni" che già da solo vale l'intera mostra: viene esposto per la prima volta in Europa, proprio qui da noi, in Italia, a Genova ... arrivato nei giorni dell'alluvione.
Qui il blu non allontana, ma... immerge. Un mare di colori.. e tu sai che all'interno le correnti sono fortissime.
Ci sono viaggi estremi, viaggi che non hanno un costo come noi lo conosciamo, viaggi che si pagano in altro modo..con la solitudine, quando va bene...o con la vita, quando la strada è così tormentata da arrivare a piagarti l'anima.
Ad un certo punto, quasi al termine della mostra, in una stanza molto scura, un solo quadro, un autoritratto di Van Gogh esplode di luce, ti incendia lo sguardo di quello stesso fuoco che vedi nei suoi occhi... e ti domandi che cosa hanno visto, che tu non riesci a vedere... non ancora...e intanto la luce dilaga dentro di te, spezza i tuoi confini: ho pianto anche stavolta.
Alla fine della visita ti riscopri tornata a riva, pulita, innocente: un petalo, un odore abbracciato dal vento che è un respiro di anime ormai lontane. Anime che si sono consumate nel tentativo di spiegare a loro stesse e a noi che cosa sono la Vita e la Bellezza quando camminano fianco a fianco.
Ho comprato il catalogo, edito da Linea d'Ombra: non l'ho fatto per le foto dei quadri, ma per le parole di Marco Goldin, che già avevo apprezzato a suo tempo nel visitare la mostra Paesaggi della Luce del Maestro Nunziante.
Qualcuno ha scritto che questo non è semplicemente un catalogo, bensì un saggio: io mi sento di scrivere che è molto di più ancora...è Poesia ed insieme un grande atto d'amore. Consiglio a tutti, soprattutto se per motivi logistici non possono visitare questa mostra, di procurarsi almeno il catalogo..credetemi, ne vale la pena.
Vorrei terminare questo post in cui non sono riuscita a comunicare nemmeno una briciola di quello che ho visto, con un sunto delle parole di una lettera di Van Gogh al fratello Theo, in cui si difende dall'accusa di essere uno sfaccendato: lui non è uno sfaccendato per pigrizia, lo è controvoglia, perché è come prigioniero di qualcosa, sente istintivamente che dovrebbe fare, agire, ma non sa come...e si paragona ad un uccello in gabbia, che a tratti sente in sé il richiamo della natura, il nido, la migrazione...ma disperato sbatte contro le pareti della sua gabbia, pazzo di dolore mentre un uccello di passaggio lo guarda con disprezzo, pensando che in gabbia lui viva di rendita.
Nulla del suo tormento appare al di fuori, apparentemente è felice nella sua gabbia, al sole: i bambini che ce lo tengono non comprendono, "in fondo non gli manca nulla".
Nulla, tranne la libertà.
ps. La lettera la troverete esposta alla mostra e anche nel libro che ne raccoglie ben 150, edito anch'esso da Linea d'Ombra.