Come e quando tu sia riuscita ad entrare in cucina, con le finestre chiuse e in questa stagione, rimarrà un mistero.
Come tu non sia stata calpestata da noi o dalle quattro zampe di Sunny, anche questo non lo sapremo mai.
Ti ho scambiata, coricata com'eri sul tappetino della cucina, per il rivestimento dello spicchio d'aglio che avevo tagliato per il pranzo: senza occhiali, come mio solito, solo dopo averti presa in mano mi sono resa conto che eri una farfalla.
Ti abbiamo tenuta al caldo: ti sei ripresa, nonostante un'antenna e un'ala smozzicate.
Non volevi più scendere dalle mie dita: non avevo mai visto una farfalla mangiare dalle mie mani. Ti abbiamo offerto dei fiori e hai tuffato la tua proboscide nelle corolle. Poi hai succhiato anche un po' d'acqua dal mio dito: così leggera che nemmeno ti sentivo. Non volavi molto bene, preferivi stare sulla mia mano. Ma mi hai insegnato che la libertà si può avere anche quando non si riesce a volare.Si può assaporare ogni giorno come se fosse un fiore, accontentandosi, accettando.Ci vuole così poco a essere un dono.
E si può accettare anche di arrivare alla fine. Abbandonandosi.Perché la vita è anche questo.
Sei stata con noi due giorni. Ora sei con Mir. Vi immagino insieme sul Ponte dell'arcobaleno. Ci rivedremo, un giorno.