Ecco, svelati i sogni dalle nubi
naviga il cielo: l'orizzonte è sciolto.
Alla sua mano s'ancora il mio volo.
Paesaggi di Luce, nel silenzio:
solo il mio nome indossa suoni d'ombra.
Riyueren
... esiste un luogo magico, a Genova, fra i molti che conosco e amo, dove il Tempo non ha alcun potere.
Qui, ai miei occhi, si apre una mutevole eternità... e questo nulla ha a che fare con il tempo quotidiano.
Ancora una volta vi parlerò di quello che ho visto alla Loggia degli Abati: se c'è una cosa che m'incanta sempre è il modo in cui questo spazio si offre ai giochi di luce e penombra sugli oggetti che vengono esposti. Vi ricordate
Imago Buddha?
Mithila?
Sì, vi porto con me, come sempre.
La mostra sta per concludersi e vi chiedo scusa se non sono riuscita a parlarvene prima.
Intanto ringrazio il Maestro
Nunziante per avermi dato il permesso di pubblicare anche le foto che ho scattato.
"Paesaggi della Luce"è di una tale bellezza che finalmente ho capito cosa significa "una bellezza indescrivibile"... vuol dire che le mie parole, da sole, non bastano.. .e sinceramente non so se le mie foto riusciranno a dar loro una mano.
Si entra nel silenzio, scendendo (la Loggia degli Abati rimane più in basso rispetto a Piazza Matteotti) e nella penombra (un abbraccio morbido e caldo in confronto alle luci forti della piazza in pieno sole)... ma subito, al primo sguardo, l'anima entra in risonanza: la luce canta nel silenzio, questo io lo conosco bene.
Dicono che se di un suono potessimo aumentare la frequenza sino ad un estremo limite, al di là dell'udibile, al di là di ogni possibile strumento musicale... bene, quel suono si trasformerebbe in luce.
Ecco, i quadri di Nunziante sono quella luce... il canto dell'anima dell'artista è andato talmente al di là dei nostri confini da diventare un canto di luce.
Non parlo dei confini esteriori, io intendo i confini interni.
In questi giorni mi sto dedicando a risolvere i problemi dei miei occhi. Sto leggendo libri che parlano della ginnastica Bates e della "visione consapevole": in un capitolo si fa riferimento alla visualizzazione della luce che entra nell'occhio interno e che deve "illuminare" tutto attorno le "pareti della caverna".
Vedere "Paesaggi della Luce" mi ha aiutato a comprendere il senso di quell'esercizio.
E mi ha ricordato anche quando in Università, a Storia delle religioni, studiavo Mircea Eliade, leggevo il Ramo d'oro di Frazer e mi affascinavano le divinità ctonie... per non parlare dei Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese.
Nunziante ha dato forma non solo alle sue emozioni, ai suoi pensieri... ha dipinto degli specchi in cui ho potuto ritrovare me stessa e raccogliere alcuni frammenti della mia vita.
Il tema del viaggio, in solitaria, come realmente è la vita interiore di tutti noi. Sembra così fragile la piccola barca mentre va verso paesaggi immensi... sembra così piccola e indifesa la figura umana che si affida a quel guscio...
A volte solo l'ombra tradisce la presenza di qualcuno... e poi ci sono alberi solitari su campi assolati oppure un centauro ti si rivela nella luce filtrata nel bosco al mattino.
Altre figure sono nascoste negli alberi, nelle rocce... alcune ci sono veramente, altre ancora prendono vita negli occhi di chi guarda.
Ci sono visioni in piccolo e in grande formato, tanto da occupare un'intera parete... ma la luce c'è sempre.
Nell'ultima sala, il quadro che è stato scelto per rappresentare la mostra.
Un uomo che tiene tra le mani una corda e a quella corda è legato un veliero, se ne vede solo una parte... un veliero che naviga il cielo.
Il curatore,
Marco Goldin, che ha saputo, lui sì, trovare parole stupende, si chiede se l'Autore abbia inteso ancorare il veliero al mondo perché non fugga via o se piuttosto non sia lì per liberarlo affinché navighi nelle strade del cielo.
Nelle immagini è più facile capire, più facile dire, quello che ci vediamo noi, quali orizzonti ci aprono.
Vicino c'è un altro quadro: qui l'uomo ha sempre in mano la corda, ma sembra che leghi (o liberi?) l'orizzonte, perché l'altro capo del filo si perde lontano, insieme alla luce del sole.
E sulla parete di fronte c'è un quadro ancora: l'uomo non tiene nessuna corda, si sta tuffando, dall'alto di rocce fantastiche... a guardarle bene sembrano vive, come certi fondali marini.
Il titolo del quadro è "Libero".
Libero, secondo la propria natura, come dovrebbe essere per ciascuno di noi.
Libero di volare al proprio interno: è lì che prendono vita e colori i Paesaggi della Luce.
ps. Un'ultima cosa: è la prima volta in vita mia che mentre sistemo al pc delle foto canto per tutto il tempo...