Non riuscivo a fermare i miei passi:
calpestavo la strada e me stessa.
Ma eran belle le scarpe che avevo!
Solo quando le ho tolte ho capito,
quando ho visto le piaghe sui piedi,
le ferite che l'occhio non vede:
mi abbagliavano il cuore, le scarpe!
Le ho lasciate da parte in silenzio.
È da allora che scalza cammino:
quando ha nuda e indifesa la carne,
la persona procede più attenta.
Riyueren
Vorrei dirmi tante cose, perché stasera parlo a me stessa. Condivido, come sempre, quello che trovo. Ma stasera mi abbraccio di parole, le immagini le ho messe tutte su Mutazioni.
A volte succede che le scarpe non siano poi così comode, ma uno continua a camminarci sopra, anche per il fatto che al dolore ci si abitua...specialmente quando le scarpe sono belle... così belle da abbagliare il cuore... così che gli occhi non vedono le piaghe e l'anima non sente alcun dolore, mentre la strada la va sgretolando pian piano.
Ci si cammina addosso, ci si calpesta.
Poi, dopo tanto tempo (perché sembra che arrivi una specie di illuminazione, ma in realtà molto tempo è trascorso, tempo di domande, tempo di riflessioni) ci si rende conto che le scarpe non sono della nostra misura, non sono comode e feriscono i piedi.
Ci vuole ancora del tempo, quello necessario per guarire, una volta che le scarpe sono messe via.
Meglio camminare scalza. Perché quando sai di andare a piedi nudi stai un po' più attenta. E l'anima non ha più le scarpe strette.
Diciamo che ci si sente più leggeri. Quasi in volo.