Ora il bosco è silenzio. Da molto tempo, per me, era assenza di suoni... ma da oggi è silenzio. La mia anima è muta. Ti scrivo parole, oggi, le cerco, non per consolazione, ma per avere una strada comune, un sentiero di piccoli ricordi su cui camminare ancora insieme.
Nonostante la tua presenza sia rimasta, viva, nei miei occhi, il tuo essere altrove è come sangue che scorre via da me... sei una ferita rimasta aperta... una ferita che non so come chiudere. Ci provo con quello che sono, con quello che ho: parole, immagini.
L'erba sta crescendo ovunque, in questo angolo di terra sotto casa che ormai è boscaglia fitta di rampicanti e di pruni.
Le panchine sono sommerse dal verde.
Le altalene erano morte da molto prima: sono rimasti i giochi del Tempo.
Il Tempo continua a giocare con noi, ora che lo abbiamo inventato.
Rami secchi, spezzati... foglie cadute... rami nudi, com'è nudo il mio sguardo su di noi.
Ho un'ala spezzata... no, non è la frattura alla spalla, quella poi guarirà.
Eri tu la mia anima, tu una delle sue ali: sono rimasta a metà.
Il volo è sempre più difficile, per me.
Sapevo che sarebbe successo: un giorno uno di noi due sarebbe arrivato e non avrebbe trovato l'altro, solo che non pensavo sarebbe stato così presto.
Speravo che fossi tu a non trovare me: ti saresti alzato in volo e avresti potuto trovare altrove il cibo per i tuoi inverni.
In mezzo a tante foto, l'ultima, prima della migrazione, 30 marzo 2013... pioveva, sei venuto a salutare, pieno di goccioline.
Ti ho rivisto il 21 ottobre scorso, il mattino dopo la partenza di Giovanni per la Germania: non avevo la fotocamera... ma eri tu, arrivato come sempre al mio solito fischio.
Da quel giorno non ti ho più visto.
Ora ho visioni di te, Mir, dei tuoi voli, delle tue piume arruffate nella neve.
Sono solo visioni prigioniere negli occhi, chiuse dentro me.
Scivolano via libere con le mie lacrime. Ma poi tornano.
Solo tu non torni.